BLOG

Approfondimenti

Autore: FIORENTINI DR. ALESSIO 3 luglio 2024
Il deficit di attenzione è ormai molto diffuso e sempre maggiore attenzione viene posta alla sua diagnosi e alla sua terapia. Purtroppo, in Italia si assiste ancora ad una bassa percentuale di casi diagnosticati e ad un elevato stigma sociale per le persone che ne soffrono. 
Autore: FIORENTINI DR. ALESSIO 5 dicembre 2023
Il termine apatia deriva dal greco apátheia ‘assenza di sensibilità’, ed è una condizione psicologica caratterizzata appunto dalla assenza di emozioni, siano esse positive o negative. Tale assenza di emozioni, che nel mondo greco era ricercata dalle scuole di pensiero filosofiche, attualmente è da intendersi come un sintomo psicologico causato da diverse condizioni. Può esistere una apatia associata alle forme di depressione, come sintomo. In questo caso il sentimento associato è sgradevole ed è quello di non essere più interessati a nulla, nemmeno alle attività che precedentemente generavano piacere. Curiosamente l’apatia può anche essere un effetto collaterale di alcuni trattamenti antidepressivi: la maggiore disponibilità di serotonina nell’encefalo a volte “addormenta” il cervello e lo rende insensibile agli stimoli, sia piacevoli che spiacevoli. Questo può essere un effetto desiderato del trattamento, se precedentemente vi era grande angoscia, ma anche uno spiacevole effetto collaterale che va sicuramente corretto. Un ultimo caso in cui è spesso presente apatia è quello della cosiddetta “sindrome anergica amotivazionale” legata al consumo di cannabinoidi. I pazienti che abusano di queste sostanze si sentono spesso in una condizione di totale disinteresse per ogni cosa, associato ad una mancanza di energie e voglia di fare. Spesso queste persone ricercano attivamente questa condizione, talora per sfuggire ad una preesistente situazione di ansia o depressione, che però finiscono col peggiorare.Apatia
Autore: FIORENTINI DR. ALESSIO 10 maggio 2023
Assistiamo da anni un modificarsi delle caratteristiche del malessere psichico, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi. Questo succede perché la psiche risente dei cambiamenti sociali e culturali, come è naturale che sia data la rilevanza dei fattori ambientali nelle problematiche psichiche. Possiamo senza dubbio affermare che molti disturbi psichici come manifestazioni di disagio sono proprio disturbi “sociali”. Questa crisi profonda riguarda una generazione di ragazzi che risente come mai prima d’ora delle grandi pressioni sociali e del confronto con i propri coetanei. In una età critica quale quella dell’adolescenza, essere più che mai esposti in una vetrina mediatica da cui non è possibile ritirarsi senza perdere la faccia e le relazioni più significative, diventa un fattore di grandissima pressione, che molti non riescono a tollerare. La famiglia spesso non aiuta, perché non capisce. A volte si assiste nelle mura domestiche ad un sovvertimento dei riferimenti, con genitori che preferiscono un ruolo più paritetico ai propri figli e perdono autorevolezza come figure di riferimento. La perdita di riferimenti dentro e fuori dalle mure domestiche, associate a una enorme pressione nel confronto tra i pari, genera una vera e propria perdita del senso di identità. I ragazzi cercano di “ritrovarsi” come possono, ma talvolta gli esempi non sono dei migliori. Si fanno quindi strada fenomeni che diventano sintomi e sintomi che diventano fenomeni sociali. Abuso di alcol e sostanze, tentativi di controllo smodato della sfera alimentare, manifestazioni di autolesionismo contraddistinguono il tentativo di una generazione di crearsi una propria identità all’interno dei vissuti di depressione e ansia che si fanno sempre più intollerabili. Per superare questa crisi è essenziale non solo individuare le cause e l’origine dei vissuti depressivi che ne sono alla base, ma anche trattarli mettendo al centro di tutto una relazione che sia in grado di creare nuovi riferimenti e dare senso all’esperienza.
14 novembre 2022
In un recentissimo studio pubblicato sul JAD si analizzano le relazioni tra ADHD e BD. Sviluppo del disturbo bipolare in pazienti con deficit di attenzione/iperattività: una revisione sistematica e meta-analisi di studi prospettici In un discreto numero di soggetti pediatrici, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) si presenta in concomitanza con il disturbo bipolare (BD): proprio l’elevata comorbilità delle due condizioni e la sovrapposizione dei rispettivi sintomi possono facilitare diagnosi errate, soprattutto quando la caratteristica prominente del soggetto è la disregolazione emotiva. È importante sottolineare come l’evidenza di questa comorbilità sia emersa solo in anni relativamente recenti: prima della terza edizione del "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-III-R)" del 1987, gli studi di follow-up sui bambini iperattivi non riportavano tassi elevati di BD o di disturbi dell'umore come esiti nell'adulto. Solo con gli studi prospettici condotti in anni successivi, parallelamente a una maggiore consapevolezza sulle caratteristiche del BD pediatrico, è emersa una stretta relazione tra ADHD e successivo sviluppo di BD, in particolare durante l'infanzia e l'adolescenza, anche se con una notevole variabilità nelle stime di prevalenza, a seconda dei campioni considerati. In particolare, i tassi di comorbilità con ADHD si situano nei seguenti intervalli percentuali: • 11-98% in pazienti pediatrici con BD (tasso medio ponderato del 62%) • 22-61% in pazienti pediatrici con BD di tipo I strettamente definito • 5-20% in pazienti adulti con BD. D'altra parte, in popolazioni di soggetti con ADHD, i tassi di comorbilità con BD sono risultati i seguenti: • 2% in contesti comunitari di bambini e adolescenti • 18-47% in campioni clinici di ADHD adulti • 34% negli studi epidemiologici • 14% in soggetti adulti nei registri nazionali svedesi. Caratteristiche fenotipiche dei soggetti con comorbilità ADHD-BD Rispetto ai pazienti con solo ADHD, quelli con BD in comorbilità presentano: • un'età di esordio dell'ADHD e un inizio del trattamento più precoci • maggiore gravità dei sintomi disattentivi e iperattivi/impulsivi • problemi di esternalizzazione e comportamenti di violazione delle regole • un maggior numero di ricoveri psichiatrici • un rendimento scolastico e professionale più scadente • una maggiore frequenza di disturbi da uso di sostanze • maggiore prevalenza di psicopatologia in comorbilità, in particolare ansia e disturbo da comportamento dirompente. D'altra parte, se confrontati con i pazienti affetti da BD ma non da ADHD, i pazienti affetti da BD con ADHD mostrano: • un decorso più grave e cronico del disturbo dell'umore • intervalli eutimici più brevi • un numero maggiore di episodi di umore (ipo)maniacale e/o depressivo • maggiore prevalenza di caratteristiche miste depressive e borderline • maggiore instabilità affettiva, impulsività comportamentale e violenza • più tentativi di suicidio • tassi più elevati di condizioni di comorbilità (disturbi d'ansia, disturbi del comportamento dirompente, disturbi da uso di sostanze e alcol) • tassi più elevati di switch indotti da antidepressivi • una risposta più scarsa agli stabilizzatori dell'umore • una minore aderenza al trattamento • un maggior numero di problemi legali • un livello più basso di funzionamento personale, familiare, lavorativo e sociale con una ridotta qualità di vita. Obiettivi dello studio Negli ultimi anni è stata prestata una crescente attenzione ai sintomi prodromici o ai precursori del BD, utilizzando sia disegni di studi retrospettivi che prospettici. È interessante notare che tra i sintomi prodromici più comuni del BD sono state segnalate caratteristiche che potrebbero sovrapporsi ai domini del deficit di attenzione e dell'iperattività, come la ridotta concentrazione, le difficoltà scolastiche, la loquacità, l'aumento dell'energia e l'iperattività, e l'ADHD è stata proposta tra i fattori di rischio eterotipici del BD. Tra i pazienti con ADHD, è stato riscontrato che la disregolazione emotiva predice un maggior numero di diagnosi successive di BD, rappresentando forse una manifestazione specifica dello spettro bipolare nei disturbi del neurosviluppo. D'altra parte, i pazienti depressi adulti con una storia di ADHD hanno maggiori probabilità di riportare sintomi (ipo)maniacali nel corso della vita e si è riscontrato che l'ADHD infantile media parzialmente l'effetto del BD dei genitori sui sintomi bipolari nel corso della vita. Nonostante queste evidenze, finora sono stati condotti solo pochi studi longitudinali prospettici per valutare il tasso di insorgenza di BD nei pazienti con ADHD. In questo studio, si è cercato di stimare in modo specifico il tasso di insorgenza del BD nei bambini o adolescenti bambini o adolescenti affetti da ADHD e, in secondo luogo, di valutare se l'ADHD conferisca un rischio prospettico maggiore di BD rispetto ai controlli sani (HC), basandosi su studi longitudinali condotti a partire dall'era post-DSM-III-R e oltre. Sulla base di studi trasversali di comorbilità, si è ipotizzato che circa uno o due pazienti con ADHD su 19 avrebbero ricevuto successivamente una diagnosi di BD. Metodi È stata condotta una revisione sistematica secondo le linee guida PRISMA. Inoltre, è stata eseguita una metanalisi di singole proporzioni per calcolare l'occorrenza complessiva di BD nei soggetti ADHD. Per calcolare le stime di rischio dell'insorgenza di BD nei soggetti ADHD rispetto ai controlli sani (HC), sono stati utilizzati dati di outcome binario. Risultati Sono stati considerati 10 studi prospettici con 1248 pazienti con ADHD complessivi (Figura 1). È stata rilevata una percentuale complessiva di insorgenza di BD del 10,01% (intervallo di confidenza [IC] al 95%: 6,47%-15,19%; I2 = 82,0%). Una percentuale leggermente superiore è stata riscontrata escludendo uno studio basato sull'analisi di sensibilità jack-knife (11,96%, IC al 95%: 9,15%-15,49%; I2 = 54,1%) e in tre studi sulla prole (12,87%, IC al 95%: 8,91%-18,23%). L'insorgenza di BD non era significativamente associata alla durata media del follow-up (p = 0,2118). In sei studi è stato riscontrato un rischio maggiore di insorgenza di BD nell'ADHD rispetto all'HC (risk ratio: 8,97, IC al 95%: 4,26-18,87, p< 0,0001).
11 ottobre 2022
Sad significa triste ma è anche l’acronimo di Seasonal Affective Disorder, ovvero quelle forme di malessere soprattutto depressivo che colpiscono individui predisposti al cambio di stagione, in particolar modo in autunno e in primavera.  Queste manifestazioni cliniche, del tutto sovrapponibili a episodi depressivi in piena regola, sono molto frequenti e sono una delle ragioni per cui nei paesi alle latitudini più nordiche l’incidenza della depressione (e anche i tassi di suicidi) siano maggiori rispetto alla nostra area mediterranea. Ma che cosa determina l’insorgere di episodi depressivi in autunno e in primavera? La causa di questo fenomeno è da ricercarsi nell’effetto della luce diurna sul nostro organismo, ed in particolare delle riduzioni (o aumenti) significativi delle ore quotidiane di esposizione alla luce diurna. Soprattutto in autunno, quando le ore di luce si riducono drasticamente, gli individui predisposti possono avere un calo dell’umore che può raggiungere l’intensità della depressione maggiore. Anche chi soffre di Disturbo Bipolare in primavera ed in autunno rischia maggiormente di avvertire i segni di un cambio dell’umore, in senso depressivo oppure verso una attivazione energetica. Nel caso di sintomi depressivi clinicamente significativi può essere utile la Light Therapy, ovvero l’implementazione di luce diurna attraverso apposite lampade. Questo trattamento può essere fatto tranquillamente a casa propria ed è maggiormente efficace al mattino, al risveglio. La light therapy può sostituire la terapia farmacologica nei casi di lieve entità oppure esservi associata se i sintomi depressivi sono più impegnativi. Nel mio studio vi posso offrire tutte le informazioni dettagliate a questo proposito.
14 settembre 2022
Giovani e Covid
14 settembre 2022
Derealizzazione
14 settembre 2022
L'Ansia Disturbo ansioso generalizzato (DAG)
Share by: